Il concetto di “biopiscina” detta anche “laghetto naturale
balneabile” è relativamente nuovo e inizia ad affermarsi, in Svizzera, Austria
e Germania, nei primi anni Ottanta del secolo scorso. La differenza tra la
piscina tradizionale e la “biopiscina” sta nel differente trattamento delle
acque. Infatti, la piscina tradizionale, per purificare l’acqua e renderla atta
al nuoto e allo svago, si affida a sistemi chimici. La “biopiscina” invece si
affida a sistemi di filtrazione naturale che sono rappresentati dalla
microflora e microfauna e dalle piante acquatiche (spondali, palustri,
sommerse, galleggianti). Le piante hanno la funzione di assorbire azoto
disciolto nell’acqua per limitare i fenomeni di eutrofizzazione che portano ad
una forte presenza di alghe e di intorbidimento dell’acqua. La microflora e la
microfauna hanno la funzione di vero e proprio filtraggio. Per potere ottenere
un filtraggio naturale occorre dividere la “biopiscina” in due parti: la zona
balneabile, utilizzabile per il nuoto e le attività ricreative e la zona
cosiddetta di “rigenerazione”. In questa si collocano le piante acquatiche e si
ha la maggior presenza di microflora e microfauna utile (presenti, anche,
nell’acqua della zona balneabile). L’impermeabilizzazione viene ottenuta con
teli in pvc. La biopiscina, pertanto, è un luogo vivo che deve raggiungere un
equilibrio tra le popolazioni degli organismi viventi che lo abitano; al
contrario, la piscina tradizionale è un ambiente asettico in cui la
balneabilità è raggiunta in totale artificialità.
Il disegno
La “biopiscina” può assumere un disegno classico regolare, per lo più
rettangolare ma si possono creare anche soluzioni miste in cui ad una parte
regolare se ne associa una di forma irregolare o addirittura realizzare una
forma completamente irregolare. Questi due ultimi esempi si adattano meglio ai
giardini “irregolari” o naturaliformi, dove la vegetazione assume una
disposizione e una forma che imita la natura. La piscina tradizionale può
essere convertita, con opportuni accorgimenti in biopiscina e se ne può anche
cambiare il disegno generale, ampliando la superficie destinata a quest’uso.
Le varie tipologie
Le “biopiscine” possono avere un grado di naturalezza più o meno spinto. Si
passa cioè da biopiscine in cui non vi sono elementi tecnici accessori a
biopiscine in cui il filtraggio naturale è molto spinto. Nel primo caso i costi
sono più contenuti, ma si hanno tutti gli “inconvenienti” di nuotare in un
laghetto artificiale. Nel secondo caso ci si avvicina maggiormente alle
condizioni di acqua e di ambiente acquatico che si possono trovare in una
piscina tradizionale con costi più alti rispetto al primo caso. Le biopiscine
naturali, a bassa tecnologia e a media tecnologia, se ben progettate e
convenientemente manutenute, raggiungono un equilibrio biologico in 3-5 anni,
dopodiché l’impegno manutentivo subirà una notevole riduzione.
Biopiscina naturale
La biopiscina naturale, quindi, rappresenta la tipologia più semplice ove il
controllo dell’acqua non prevede apporti tecnologici esterni quali pompe e
filtri. La zona balneabile e la zona di rigenerazione hanno le stesse
dimensioni (rapporto 1:1) e deve, per raggiungere un equilibrio naturale,
essere di almeno 150 mq, la componente vegetale deve essere differenziata (piante
palustri, spondali, sommerse e galleggianti); vi è una certa ricchezza di fauna
rappresentata, prevalentemente da insetti e anfibi e quando si nuota si passa
molto vicino alle piante, proprio come se si nuotasse in un laghetto naturale.
La manutenzione deve essere regolare per garantire una durata nel tempo delle
condizioni di balneabilità dell’acqua.
Biopiscina a bassa
tecnologia
La biopiscina a bassa tecnologia prevede l’applicazione di una pompa,
posizionata all’esterno della biopiscina, a basso consumo (24 volts), che
consente il ricircolo dell’acqua pari al 20% del volume totale nell’arco delle
24 ore. Il rapporto tra area balneabile e area di rigenerazione e la tipologia
di vegetazione da adottare sono analoghi alla precedente categoria.
Biopiscina a media
tecnologia
La biopiscina a media tecnologia rappresenta la soluzione maggiormente
utilizzata in quanto consente un migliore controllo delle condizione ambientali
e allo stesso tempo mantiene un alto grado di “naturalezza” a costi relativamente
contenuti. Prevede l’applicazione di una pompa, posta all’esterno della
biopiscina, in grado di assicurare la circolazione dell’intero volume di acqua
entro le 24 ore; e di skimmers. L’acqua deve essere immessa nella biopiscina
dalla pompa in modo tale da creare un flusso superficiale che contribuisce alla
pulizia dei materiali più grossolani quali foglie, semi, alghe che vengono
intercettati dagli skimmers. La zona di rigenerazione deve occupare il 40% del
totale e la vegetazione, essendoci meno elementi nutritivi di origine organica,
deve essere selezionata escludendo le piante con foglie galleggianti (ad
esempio le ninfee). La manutenzione deve essere soprattutto rivolta alla
pulizia delle ceste degli skimmers che raccolgono la sostanza organica grossolana,
il controllo delle piante, che non diventino troppo invasive, e la pulizia del
fondo almeno 1 volta all’anno.
Biopiscine ad alta
tecnologia
Le biopiscine ad alta tecnologia, rispetto la categoria precedente, prevedono
un filtraggio più spinto mediante l’apposizione di filtri di natura organica o
minerale (ghiaia o microfibre). La pompa deve essere più potente rispetto la
precedente in quanto il ricircolo dell’intero volume di acqua deve avvenire due
volte al giorno, da qui maggiori costi di energia elettrica ma anche maggiori
oneri manutentivi. I vantaggi, se tali si possono considerare, sono una
maggiore limpidezza e trasparenza dell’acqua, la possibilità di un utilizzo
intenso e una maggiore area di balneazione, infatti la zona di rigenerazione può
essere introno al 30-35% del totale.
Biopiscine ad altissima
tecnologia
Le biopiscine ad altissima tecnologia impiegano maggiori ausili tecnici per
aumentare la zona balneabile a scapito di quella destinata alla rigenerazione,
che solitamente non è contigua alla balneabile. La zona di rigenerazione si
limita ad interessare il 30% circa della superficie complessiva. Si ricorre al
filtraggio soprattutto mediante impiego di filtri minerali (zeolite, ghiaia,
ecc.) e si tende a ridurre anche considerevolmente la presenza delle piante
acquatiche. Il sistema di pompaggio deve assicurare il ricircolo dell’acqua più
volte al giorno. Si ha, quindi un aumento dei costi gestionali e manutentivi
(pulizia o sostituzione dei filtri).
Nonostante sia molto bella, la biopiscina nasconde anche qualche problematica, ad esempio nei mesi caldi con temperature molto alte si potrebbero verificare dei seri problemi di contaminazione da batteri, pertanto oltre al monitoraggio sarà opportuno usare dei prodotti naturali e biologici per la "cura dell'acqua".
Come detto nell'introduzione, le biopiscine nascono in Svizzera, Austria e Germania, cioè in nazioni con temperature medie estive molto più basse delle nostre.
Il mio consiglio, per chi vuole optare per una biopiscina, è quello di informarsi bene e sul reale funzionamento, perchè in questo caso la disinformazione, l'improvvisazione e l'ignoranza può giocare davvero dei brutti scherzi, anche molto pericolosi.
Riccardo Frontini
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