venerdì 22 gennaio 2016

Scegliere il miscuglio del prato - Dr Riccardo Frontini





La scelta del miscuglio di semina, dipende molto da cosa vogliamo ottenere dal nostro prato in termini di calpestio, livello di manutenzioni, disponibilità di acqua e tipologia di terreno.
Il desiderio di semina un tappeto erboso, è sempre lo stesso: compatto, verde e duraturo, insomma bello da vedere e da usare. 
Questo dipende, dalla scelta che facciamo dalle sementi presenti in commercio, in relazione alle esigenze, ai miglioramenti genetici ottenuti nel tempo, e ai costi.
Le varietà di semi per il prato sono infinite, per ogni esigenza sia di fabbisogno che estetica, inoltre, ci sono varietà che diminuiscono anche il livello di manutenzione. Premesso questo, possiamo dividere i miscugli di prato in due tipologie, quelli “monospecifici”, composti cioè da una singola specie di semente, e quelli “misti” cioè formati da più specie di sementi. Personalmente per raggiungere dei buoni risultati credo sia importante scegliere miscugli misti.


Ora vediamo quali sono le più importanti specie reperibili sul mercato, innanzi tutto diciamo che le specie si dividono in due grandi gruppi, le microterme e le macroterme.


Specie microterme

Le specie “microterme” sono quelle adatte a climi temperati freddi, crescono bene durante il periodo primaverile e autunnale mentre rallentano la crescita durante l’estate e l’inverno mantenendosi sempre però belle verdi.








Festuca Arundinacea

Crescita: CESPITOSA
Cure: MEDIO BASSE
Altezza di Taglio: 40-65 millimetri

E' una specie a portamento cespitoso fra le più usate nei climi di transizione. Rimane verde tutto l'anno e può resistere alle alte temperature ed alle carenze idriche meglio di tutte le altre specie microterme. E' inoltre resistente alla maggior parte delle malattie tipiche delle specie da tappeto erboso. E' persistente anche in zone ombreggiate. E' la specie più utilizzata in Italia per realizzare tappeti erbosi ornamentali.


Caratteristiche Generali
Resiste alla siccità, alle alte temperature e al calpestio. Difficoltà nel recupero.


Pratiche Colturali
Richiede concimazioni a medio/basso titolo di azoto. Tende a formare il feltro.



Festuca Rubra

Crescita: RIMATOZOSA o CESPITOSA
Cure: BASSE
Altezza di Taglio: 25-65 millimetri

Tra le specie microterme è quella che tollera meglio l’ombra, le foglie sono molto sottili. Forma un tappeto molto denso. Specie che si adatta ottimamente ai climi freddi umidi, non tollera temperature molto elevate.


Caratteristiche Generali
Si sviluppa molto bene in aree ombreggiate e anche in quelle siccitose. Difficoltà nel recupero.


Pratiche Colturali
Non necessita di grande irrigazione e richiede concimazioni a basso titolo d'azoto.


Poa Pratensis

Crescita: RIZOMATOSA
Cure: MEDIE
Altezza di Taglio: 25-50 millimetri

E' utilizzata per la sua tessitura media, il suo colore generalmente scuro e la sua crescita laterale. E' abbastanza esigente per l’acqua, ma in carenza idrica entra in dormienza e recupera quando le condizioni tornano favorevoli. I tappeti erbosi sono di ottima qualità, preferisce zone soleggiate.


Caratteristiche Generali
Lento insediamento ma con ottimo potenziale di recupero.


Pratiche Colturali
Necessita d'irrigazione e di concimazioni a medio titolo d'azoto. Tende a formare feltro.



Poa Trivialis

Crescita: Leggermente STOLONIFERA
Cure: MEDIO BASSE
Altezza di Taglio: 20-40 millimetri


Caratteristiche Generali
Rapido insediamento e medio potenziale di recupero. Predilige aree ombreggiate e umide.E' molto sensibile alla siccità.


Pratiche Colturali
Necessita d'irrigazione e di concimazioni a medio titolo d'azoto.Tende a formare feltro.



Lolium Perenne

Crescita: CESPITOSA
Cure: MEDIE
Altezza di Taglio: 25-50 millimetri


Caratteristiche Generali
Insediamento rapido ma con scarsa capacità di recupero e buona resistenza al calpestio.
Non sopporta la siccità e viene spesso impiegata nei miscugli.


Pratiche Colturali
Necessità d'irrigazione e di concimazioni a medio/alto titolo d'azoto.



Agrostide Stolonifera

Crescita: STOLONIFERA
Cure: ALTE
Altezza di Taglio: 4-20 millimetri

È la specie più pregiata tra le graminacee per tappeti erbosi. Forma un tappeto molto compatto, resistente al calpestio, alle malattie e di lunga durata. Necessita di terreni sciolti e ben livellati che permettano tagli bassissimi.


Caratteristiche Generali
Lenta velocità d'insediamento; forma un tappeto di altissima qualità. Resiste alle basse temperature.


Pratiche Colturali
Necessita di notevole irrigazione e richiede concimazioni ad alto titolo di azoto.



Specie macroterme

Le essenze denominate “macroterme” invece prediligono climi caldi, vegetano bene in estate e riducono l’attività durante le stagioni intermedie primavera-autunno e nel periodo invernale perdono completamente le foglie e tendono ad ingiallire.






Cynodon Dactylon

Crescita: RIMATOZOSA o STOLONIFERA
Cure: MEDIO ALTE
Altezza di Taglio: 5-40 millimetri

E' la specie più rapida nella crescita laterale. Forma un tappeto meccanicamente piuttosto robusto. Resiste in modo eccellente ad elevate temperature, siccità e salinità. Non tollera l'ombra e come le altre specie macroterme arresta la crescita alla temperatura di 10°C, al disotto di 0°C va in dormienza e perde la colorazione verde.


Caratteristiche Generali

Spesso sono impiegati ibridi. Ottima velocità di insediamento per via vegetativa.



Pratiche Colturali
Non necessità di grandi volumi d’acqua.



Paspalum Vaginatum

Crescita: RIMATOZOSA o STOLINEFERA
Cure: MEDIE
Altezza di Taglio: 6-25 millimetri

E' una specie nativa delle zone sub-tropicali del Sud America orientale. Si è naturalizzata in aree costiere. E’ la specie da tappeto erboso più resistente alla salinità, tanto da poter essere irrigata con acqua di mare.


Caratteristiche Generali
Ottima velocità d’insediamento. Forma un tappeto erboso molto denso.


Pratiche Colturali
Necessità di concimazioni a medio/alto titolo d’azoto.
E’ necessario un controllo sulla formazione del feltro. Indispensabile irrigare.



Stenotaphrum Secundatum

Crescita: STOLONIFERA
Cure: MEDIO BASSE
Altezza di Taglio: 40-65 millimetri

La crescita è vigorosa per la presenza di grossi e robusti stoloni. Tra le macroterme è quella più tollerante l’ombra. Buona è la resistenza alla salinità, siccità ed elevate temperature. Si adatta bene alle condizioni del clima mediterraneo.


Caratteristiche Generali
Lamina fogliare grossolana e rapido insediamento. Buona resistenza alla siccità. Forma un tappeto di scarsa qualità.


Pratiche Colturali
Necessita di concimazioni a medio-alto titolo d’azoto. Non necessita di grandi volumi d’acqua.



Zoysia spp.

Crescita: STOLONIFERA o RIMATOZOSA
Cure: MEDIE
Altezza di Taglio: 10-25 millimetri

Produce stoloni e rizomi molto robusti. Ha una buona resistenza alle elevate temperature. Entra in dormienza invernale, con perdita di colore verde, quando le temperature arrivano al disotto di -2/ °C.


Caratteristiche Generali
E’ impiegata nelle sue specie Japonica, Martella e Termifolia. Ha un insediamento lento se seminata. Resiste bene alla siccità e alle alte temperature; non sopporta i ristagni idrici.


Pratiche Colturali

Necessita di concimazioni a medio-alto titolo d’azoto.

Ora che abbiamo definito le specie che possiamo miscelare assieme, la strategia è quella di scegliere il miscuglio migliore per la tua condizione. Purtroppo non è semplice riuscire a miscelare le specie tra loro perché ormai sono difficili da trovare sul mercato allo stato puro, bensì ti elenco i miscugli migliori che sono anche più semplici da trovare in commercio, leggendo i cartellini della composizione dei sacchi. 

Nella tabella seguente troverai i miscugli più comuni e le loro caratteristiche.

ambiente
composizione
H di taglio
uso
Ambiente siccitoso scarsa irrigazione
Festuca arundinacea 80-90 % Poa pratensis 20-10 %
4-5 cm
intensivo
Molto siccitoso senza possibilità di irrigare se non per emergenza
Cynodon dactylon 20-25 %
Festuca arundinacea 55-60 %
lollium perenne 15-10 % 
Poa pratensis 15-10 %
4-5 cm
intensivo soprattutto per abitazioni in campagna
irrigazione costante e presenza di ombra
lolium perenne 50-55 %
Poa pratensis 15-20 %
Festuca rubra 30-35%
3-4 cm
estetico buona resistenza al calpestio e alle zone in ombra
Sportivo e irrigabile adatto al calpestio
lolium perenne 70 %
Poa pratensis 30 %
2-3 cm
ottimo valore estetico il tipico prato inglese
bassa manutensione irrigabile
dicondra
4 cm
non calpestabile
bassa manutensione non irrigabile
trifoglio spp
5-6 cm
poco calpestabile resistente alla siccità

Come puoi vedere la maggior parte dei miscugli è formata da essenze microterme, perché rimangono di un buon verde per tutto l’arco dell’anno e sono tra le più resistenti, anche grazie alle nuove varietà di Festuca arundinacea migliorata.

Naturalmente conoscendo ora molte altre specie puoi ricercare e sperimentare miscugli che siano più ottimali alle tue specifiche condizioni.

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una abbraccio, a presto.

Riccardo Frontini

domenica 17 gennaio 2016

LA CAPITOZZATURA: errore o necessità - Dr Riccardo Frontini


Oggi voglio parlare di una argomento davvero scottante, che ormai tra i colleghi e gli addetti al lavoro è peccaminoso anche nominare, voglio discutere con voi della tecnica di capitozzatura.

Personalmente ritengo questa tecnica di potatura, una tecnica non adeguata per l'arboricoltura moderna, per gli studi fatti ed i risultati ottenuti nel tempo da quella che era invece in ambito urbano una delle tecniche più usate.

Cosa si intende per capitozzatura? Questa tecnica, usata molto in passato, consiste nel taglio delle branche principali a livello della corona dell'albero (dove il fusto si divide in branche), ma attualmente è considerata anche capitozzatura il taglio di branche secondarie se queste asportano una percentuale rilevante della chioma, inoltre abbiamo interventi di capitozzatura parziale quando si eliminano parti della chioma in maniera non equilibrata intervenendo su una parte delle branche principali.

Effettivamente, la capitozzatura ha davvero tanti difetti, e direi quasi nessun pregio, per questo è impensabile poterla applicare in ambito urbano per manutentare gli alberi ad alto fusto.

Cerchiamo di capire con quale intento, tempo fa, veniva utilizzata la capitozzatura:
  1. agli amministratori locali, serviva risparmiare sulla manutenzione del verde, quindi, pensavano di dover intervenire con intervalli di tempo più lunghi;
  2. ridurre al minimo la chioma significava per alcuni aver alberi più sicuri (non certo a lungo termine);
  3. meno chioma, meno problemi per foglie, luci pubbliche, vicinanza con le case, ecc.
Questi sono i motivi che più spesso ho sentito come giustificazioni ad interventi di capitozzatura, ma in realtà è un intervento decisamente dannoso.

Ma cosa comporta all'albero, subire uno o più interventi di capitozzatura:
  1. L'albero capitozzato, va incontro ad uno stress rilevante per ripristinare la chioma, esplodendo in molteplici ramificazioni, disordinate e poco resistenti. Questo stress colpisce principalmente la radice che cede ogni sua riserva per ricostituire una chioma, che al contrario produce pochi nutrienti, spingendo la pianta ad invecchiare precocemente;
  2. Con la capitozzatura la pianta subisce tagli molto estesi, che non riesce a rimarginare rapidamente ed in alcuni casi neanche del tutto, lasciando il tessuto xilematico esposto ad infezioni di funghi e batteri;
  3. Dopo la capitozzatura la chioma ricrescerà meno regolare e proporzionata rispetto a prima creando realmente un pericolo di stabilità dell'albero;
  4. Interventi di capitozzatura ripetuti creano nella corona un callo che normalmente è uno dei punti di maggior pericolo per la resistenza dell'albero;
Questi sono solo i motivi più evidenti per cui non è corretto intervenire con potature drastiche come la capitozzatura.

In ogni modo, non essendo un radicale nella gestione delle alberature, mi rendo conto che in alcuni casi questo intervento, nonostante inadeguato, può essere preso in considerazione.

Mi è capitato infatti, di dover intervenire su enormi gelsi monumentali, dopo essere stati devastati da anni di capitozzature. Per via di arboricoltori eccessivamente convinti del si e del no, non curanti dello stato della corona e del fusto, sono stati lasciati crescere liberamente. Questo purtroppo in una pianta così danneggiata, nel giro di pochi anni, con l'appesantimento della chioma, ha provocato lo sbrancamento ed in alcuni casi la spaccatura del tronco fino al colletto.

Personalmente credo che in alcune situazioni tale pratica sia quasi una necessità, altrimenti, come nel caso dei gelsi, storicamente capitozzati (nelle Marche dove era presente una forte cultura della produzione di bachi da seta, questi venivano capitozzati per ottenere rami e fogliame per l'allevamento), il rischio è quello di eliminare da li a poco la quasi totalità degli esemplari monumentali.

Sicuramente questa affermazione lascerà attonito alcuni di voi, ma alla base di un buon valutatore non vi è solo la regola accademica ma anche l'insieme delle condizioni storiche e culturali che hanno portato ad avere piante così "belle e rovinate" (immaginate che i gelsi sono protetti a livello paesaggistico).

Purtroppo, questo fondamentale ed importante passaggio tra una vecchia arboricoltura ed una più moderna e tecnica, sta creando sempre più regole volte verso il futuro (giustamente), ma spesso nel dibattito vengono dimenticati gli errori del passato che ancora ci portiamo dietro.

Ritengo giusto e clamorosamente sbagliato effettuare interventi di capitozzatura, ma credo che vi siano ancora condizioni per cui questa tecnica può essere presa in considerazione per casi particolari e soprattutto eccezionali.

Proprio per questo, ho preso tre gelsi di una villa privata che seguo da parecchi anni, ed ho lasciato che venissero manutentai differentemente: uno capitozzato, uno lasciato libero e l'altro potato accuratamente con un buon taglio di ritorno. Paradossalmente quello che, viste le uguali condizioni di partenza è sopravvissutto meglio è stato quello capitozzato.

Se il gelso vecchio e decrepito non lo accompagno alla fine dei propri giorni con la capitozzatura, c'è rischio di portarlo ad una eutanasia ben più rapida del fungo che ormai ha dentro di se.

La capitozzatura è un grave errore, ma a volte può essere una necessità, anche se questo mio pensiero sarà certamente criticato e non condiviso da tutti.

Un saluto

Riccardo Frontini

www.drfrontini.it

sabato 16 gennaio 2016

Come proteggere le piante dal freddo e dal gelo - Dr Riccardo Frontini



In questo articolo voglio spiegare come proteggere le piante sia dal gelo che dal freddo, e indicarti qualche tecnica, che con semplicità, può applicare chiunque.

Proteggere una pianta dal freddo non è certo come proteggerla dal gelo, il freddo lo abbiamo tutto l'inverno, il gelo per fortuna no, ed in alcune fasce climatiche praticamente non lo abbiamo mai.

In ogni modo inziamo con le strategie e le tecniche da attuare per proteggere le nostre piante:

- PROTEGGERE CONCIMANDO: una delle tecniche preventive per proteggere le piante dal freddo e anche dal gelo è la concimazione, infatti aumentando la concentrazione dei sali nel succo cellulare evitiamo che le cellule gelino facilmente, inoltre rendiamo la pianta più resistente al freddo. Dobbiamo però fare attenzione e fare in modo che la concimazione sia eseguita al momento giusto perchè se la facciamo troppo presto stimoliamo la pianta a vegetare e produrre parti nuove  e più deboli, mentre se la facciamo troppo tardi rischiamo che l'assorbimento sia lento e quindi i sali non si dispongano adeguatamente su tutta la pianta. Il periodo migliore per concimare le nostre piante è FINE SETTEMBRE e PRIMI DI OTTOBRE. Ora però cerchiamo di capire quale concime è più adatto per questo scopo, sicuramente non abbiamo bisogno di un'elevata percentuale di Azoto (N) che stimolerebbe troppo la fase vegetativa della pianta, mentre sarà necessario fornire una buona dose di Potassio (K) ma in aggiunta a questi nutrienti è importante inserire altri elementi che aiutano la pianta come il Ferro (Fe) ed il Manganese (Mn). In commercio vi sono molti formulati idonei a questa esigenza sia in polvere che liquidi. Molto importante però, è che l'Azoto sia a lenta cessione al 100%.

- PROTEGGERE CON LA PACCIAMATURA: nonostante le radici siano sotto terra e come è ben noto già sotto i primi centimetri di terreno non abbiamo più fenomenti di congelamento, è buona pratica, se abbiamo piante sensibili alle basse temperature, aiutare l'apparato radicale con la pacciamatura e le tecniche ad essa correlata (guarda l'articolo sulla pacciamatura). Per l'apparato radicale bisogna invece far molta attenzione alle piante in vaso, infatti normalmente le radici si dispongono proprio a contatto con il vaso. Il rischio di congelamento delle radici assorbenti è probabile in questo caso, in special modo, con vasi di resina e plastica. Il cotto se umido può provocare il congelamento delle radici. In questo caso se siamo in climi dove in inverno può gelare, è opportuno riparare il vaso con delle cannucciaie o dei tessuti idonei, oppure acquistare vasi a doppia parete che evitano il contatto diretto delle radici con le basse temperature. Queste operazioni possono essere eseguito nel momento in cui si ha certezza del passaggio di perturbazioni gelide.

- PROTEGGERE RIPARANDO CON TELI: spesso ci capita di vedere specie come palme, limoni e mimose, che in inverno sono coperte da cannucciaie o da tessuti antigelo, e magari sono anche strette per sfruttare il poco calore (ma sufficiente) che la pianta produce, ed evitare così fenomeni di congelamento delle gemme. I matriali usati sono molti ma la scelta deve propendere per quei materiali che permettono, oltre al riparo, anche l'evapotraspirazione dell'umidità e un minimo passaggio dei raggi solari. Le cannucciaie vanno bene per le palme che dovranno essere strette con le foglie rivolte verso l'alto a protezione dell'apice vegetativo, I tessuti antigelo, solitamente TNT (tessuto non tessuto) dovranno essere di ridotte grammature dai 20 ai 40 g/mq (peso al metro quadrato) per evitare una più facile traspirazione e un minimo passaggio dei raggi solari. Queste operazioni vanno eseguite a seconda del tipo di piante che noi abbiamo e dalla fascia climatica in cui stiamo, ma si parte da ottobre e al più tardi a fine novembre.

- PROTEGGERE CON L'ESPOSIZIONE: questa pratica è del tutto preventiva per le piante messe a terra, cioè scegliendo di posizionare una pianta, se ha problemi di freddo, mettendola riparata dai venti gelidi di Nord e quindi piantumarla esposta verso Sud. Per le piante in vaso invece, in inverno potrebbe essere opportuno spostarle con l'esposizione verso Sud o per lo meno proteggerle dai venti utilizzando o altre piante (mettendole sotto alberi o affianco a grosse siepi) oppure dietro delle paratie (pareti, muri, ecc.).

- PROTEGGERE CON LA GENETICA: in questo caso, in totale prevenzione, un consiglio molto utile, è quello di scegliere varietà maggiormente resistenti al freddo, informandosi o su internet, oppure da rivenditori seri e competenti. In ogni modo è importante capire che determinate varietà non resistono in ambienti freddi e tantomeno alle gelate, percui forzare la scelta perchè si è innamorati di una pianta, anche se non adatta all'ambiente dovre la metteremo, non ci darai mai soddisfazione e tantomeno non darà alla pianta una vita dignitosa.




Queste tecniche possono essere messe in pratica miscelandole tra loro, in ogni modo è importante per evitare danni gravi, prima di ogni altra cosa capire in che fascia climatica ci troviamo e quali sono le esigenze in termini di temperatura delle essenze acquistate.

Per inciso sappiate che le piante in vaso sono molto più vulnerabili al freddo ed al gelo di quelle messe a terra.

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Un saluto, a presto

Riccardo Frontini

venerdì 8 gennaio 2016

Come scegliere la pacciamatura - Dr Riccardo Frontini





In questo articolo voglio spiegarti in che maniera scegliere la pacciamatura delle aiuole di un giardino.

Innanzitutto è opportuno precisare cosa si intende per pacciamatura: in maniera molto semplice, la pacciamatura è una tecnica che si utilizza per evitare che erbe infestanti ed indesiderate si aggiungano ai nostri arbusti ed entrino in copetizione con loro per i principali fattori vitali come luce, acqua e nutrienti.

Inoltre la pacciamatura può essere usata anche per evitare l'evapotraspirazione eccessiva dell'acqua durante i mesi caldi e infine ricopre anche un ruolo prettamente estetico in relazione al materiale usato.

Tecnicamente la pacciamatura può essere eseguita in tre modi, il primo tramite l'utilizzo di tessuti pacciamanti come teli in PVC, stuoie in juta, tessuti sintetici, film plastici, il secondo metodo utilizzando materiale sciolto arido come ghiaia, ciotoli, lapillo vulcanico o cortecce di varia natura, paglia ecc. e infine il terzo metodo accoppiando entrambe le tecniche precedenti.

La scelta qualitativa dipende molto da cosa vogliamo ottenere, perchè se usiamo il primo metodo abbiamo una buona risposta sulla la lotta alle infestanti e all'evapotraspirazione ma non abbiamo una resa estetica eccellente, se usiamo il secondo la resa estetica è buona ma la lotta alle infestanti ed all'evapotraspirazione non è delle migliori, pertanto, è facile comprendere che il terzo metodo, nonostante sia il più costoso in termini economici, è anche il più valido in termini tecnici.

La prima scelta da fare, quindi, è la tecnica di paciamatura e va fatta in relazione al risultato che vogliamo ottenere. Ad esempio se ho un orto, posso scegliere il primo metodo (perchè la parte estetica è meno significativa), anche se ho un giardino e poche risorse economiche posso scegliere la prima attendendo che i cespugli abbiano ricoprano tutto il terreno.

Tra la seconda tecnica e la terza invece, la differenza economica è di pochi euro al metro quadrato, quindi vi consiglio decisamente la terza soluzione se volete ottenre sia tecnicamente che esteticamente il miglior risultato.

Per quanto riguarda la scelta dei metariali, dipende molto da due fattori:

- presenza o meno di impianto di irrigazione e suo posizionamento > l'ala gocciolante può essere posizionata o sopra o sotto la pacciamatura, mentre in presenza di irrigazione a pioggia cambia tutto.

- disposizione dell'aiuola > l'aiuola può essere in pendenza (scarpata) o pianeggiante

Di seguito vi indico alcuni materiali e il loro utilizzo:


TELO PVC PESANTE

Uno dei più usati, molto efficace per la lotta alle infestanti ed all'evapotraspirazione, poco adatto in pendenza con ala gocciolante sopra (l'acqua tende a scivolare via), quindi in questo caso se in pendenza l'ala gocciolante va messa sotto il telo a contatto con il terreno, inadeguato in pendenza se irrigato a pioggia (accumula l'irrigazione nelle parti basse), molto economico, esteticamente non eccezionale.





TELO IN JUTA 

Uno dei più usati da un punto di vista di ecosostenibilità, parzialmente efficace per la lotta alle infestanti (alcune riescono a raedicare anche sopra il telo) buono per l'evapotraspirazione, adatto in pendenza con ala gocciolante sopra (l'acqua non scivola via), quindi in questo caso se in pendenza l'ala gocciolante può essere messa sia sotto che sopra il telo, buono in pendenza se irrigato a pioggia, meno economico del precedente, ottima la resa estetica.



Immagine correlata
FILM PLASTICI


Usato in orticoltura, ottimo per la lotta alle infestanti e per l'evapotraspirazione, non adatto in pendenza con ala gocciolante sopra (l'acqua non scivola via), quindi in questo caso se in pendenza l'ala gocciolante va messa sotto il telo, decisamente il più economico, scarsa la resa estetica.





CIOTOLI,  GHIAIA E LAPILLO
Resa estetica ottima anche utilizzando simultaneamente zone di ghiaie o ciotoli di diverso colore, per la lotta alle infestanti e l'evapotraspirazione sono migliori i ciotoli (più aridi), in ogni modo molte specie vegetali riescono a germinare e raggiungere la superficie dei ciotoli se non accoppiati con teli sottostanti, è il sistema più costoso specialmente con ciotoli colorati e per essere valido deve avere uno spessore di almeno 10 cm, non adatto in pendenza (i ciotoli leggermente meglio).




CORTECCIA
Resa estetica ottima, anche per la lotta alle infestanti e l'evapotraspirazione se utilizzate scaglie più grandi, in ogni modo molte specie vegetali riescono a germinare e raggiungere la superficie della pacciamatura se non accoppiati con teli sottostanti, è un sistema costoso e per essere valido deve avere uno spessore di almeno 10 cm, poco adatto in pendenza.



PAGLIA E CIPPATO

Resa estetica discreta, a ridotti spessori (inferiori a 10-15 cm) appena sufficiente per la lotta alle infestanti e l'evapotraspirazione, molte specie vegetali infatti riescono a germinare e raggiungere la superficie della pacciamatura se non accoppiati con teli sottostanti, è il sistema meno costoso e per essere valido deve avere uno spessore di almeno 15-20 cm, è il più adatto in pendenza (ma lo sconsiglio).



La pacciamatura è la tecnica migliore per risparmiare in fatica e acqua, ma va eseguita in maniera corretta accoppiando i materiali a seconda delle esigenze, personalmente in terreni pianeggianti consiglio il telo in PVC accoppiato con il cippato (economico e di buona resa estetica), mentre per i terreni in pendenza consiglio il telo in juta.

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Un saluto e a presto!

Riccardo Frontini