Ho già postato nella mia pagina facebook, un articolo sull'allarme grafiosi che sta colpendo le Marche, e le risposte al post di tanta gente, mi hanno fatto capire che questo problema sta avvenendo in tutta Italia.
Che cos'è la Grafiosi dell'Olmo?
Questo patogeno ha come agente l'Ophiostoma ulmi - (Buisman) Nannf., Ophiostoma novo-ulmi Braiser.
La grafiosi dell'olmo è una malattia provocata da un fungo ascomicete che colpisce tale albero.
L'agente causale è il fungo Ophiostoma ulmi, la cui diffusione è facilitata da un coleottero del genere Scolytus o del genere Pteleobius che compie parte del proprio ciclo vitale nella corteccia degli olmi, oltre che da anastomosi radicale di piante vicine. Il fungo blocca i vasi che conducono la linfa alle foglie, inibendo il trasporto dell'acqua e provocando l'ingiallimento delle foglie con successiva morte di parti di rami, branche o dell'intera pianta.
La malattia, che può avere decorso cronico o acuto, è originaria dell'Asia e colpisce tutte le specie di olmi, ma non tutte con la stessa gravità.
In Italia primo caso di grafiosi dell'olmo risale al 1930. Intorno al 1967, l'Europa fu raggiunta da un ceppo molto più virulento della stessa malattia, il cui agente casuale è il fungo Ophiostoma novo-ulmi, ed in una ventina d'anni morirono milioni di olmi - in particolare moltissimi tra gli esemplari di grande mole. In Italia l'area interessata comprende tutta la Penisola e le isole con perdite vicine al 100% degli olmi adulti. Alcuni affermano che le specie di olmo in natura non sono minacciate di estinzione poiché le piantine fino a 2–3 m di altezza sono indenni dalla malattia.
Nonostante questa affermazione attualmente è possibile vedere intere siepi di olmo completamente attaccate da grafiosi nonostante siano di ridotte dimensioni, e questo lascia pensare che lo stesso patogeno possa aver cambiato la sua stessa virulenza.
Considerando la sua distribuzione e la sua epidemiologia, possiamo dire che il patogeno segue l'areale delle specie suscettibili dell'olmo. Il fungo si conserva nell'ambiente, nelle piante infette e nei loro residui sparsi nell'ambiente; l'infezione può avvenire a seguito di contatti radicali tra piante sane e piante malate (anastomosi) o, più frequentemente, a causa di insetti scolitidi ( gen. Scolytus ) che fungono da vettori specifici. Le infezioni, infatti, si verificano più facilmente in conseguenza dello sfarfallamento primaverile degli scolitidi. Nel caso di siepi in ambito agrario, la probabilità che avvenga contagio, anche per via radicale è da non sottovalutare, considerando inoltre che le lavorazioni del terreno a ridosso delle siepi o della vegetazione ripariale, senza attenzione alle fasce di rispetto, provocano lesioni radicali diffuse e sfrangiate che favoriscono il contagio tra individui malati ed individui sani.
La sintomatologia del patogeno arriva quando la pianta è ormai compromessa. Agente di tracheomicosi dei vasi legnosi, ossia ostruzioni dei vasi che portano le sostanze alle foglie; i sintomi sono caratterizzati da disseccamenti parziali od estesi, a seconda dell'età della pianta e dell'intensità dell'attacco, e, tipicamente, la presenza di imbrunimenti nelle ultime cerchie dell'alburno in sezione trasversale dei tessuti legnosi dei rami infetti.
Purtroppo se siamo in condizioni di notare i sintomi della grafiosi, significa che ormai c'è ben poco da fare nei riguardi dell'individuo colpito.
Per quanto riguarda la lotta a questo patogeno, non abbiamo armi che riescano a curare la patologia una volta evidenziata la sintomatologia, e ne la chimica, ne le cure colturali sull'individuo singolo possono dare risultati. L'azione da intraprendere è esclusivamente di tipo preventivo, principalmente mirata al miglioramento genetico dell'olmo al fine di creare individui o cloni resistenti incrociando le popolazioni europee con quelle asiatiche. In tal senso sono già stati commercializzati cloni resistenti al patogeno, frutto del lavoro dell,Istituto per la Protezione delle Piante IPP-CNR di Firenze, come ad esempio il clone denominato San Zanobi o Ulmus Morfeo.
Nel caso di popolamenti disposti a filare buona norma è la tempestiva eliminazione delle parti della chioma che mostrano i primi avvizzimenti e, nel caso questi siano estesi all'intera chioma. Nel caso di esemplari ormai secchi occorre procedere anche con l'asportazione della ceppaia.
Non vi è dubbio ed è palese che la soluzione più vantaggiosa in termini di risultati, ma anche in termini economici per la collettività è il monitoraggio e l'intervento tempestivo sul territorio e sui primi segni di malattia.
Il Caso delle Marche
Nonostante abbia avuto conferma dai miei colleghi che la situazione degli olmi è abbastanza critica su tutta Italia, nelle Marche, girandole da nord a sud, ho notato che le condizioni della popolazione di Olmo sono davvero critiche, e attualmente il livello di contagio è stimabile al 35% dell'intera popolazione (dato che conoscendo la virulenza esponenziale del patogeno è davvero critico).
Nel periodo fine estivo, quando le piante sono ormai all'apice degli effetti del patogeno è possibile vedere interi filari di olmo secchi.
La cosa critica è che stanno morendo anche gli esemplari isolati e lontani dalle campagne, segno che il patogeno grazie ai scolitidi, sta viaggiano rapidamente in ogni direzione.
Paradossalmente anche i cambiamenti climatici stanno facendo la loro parte, l'aumento della ventosità, se da una parte crea i classici problemi di stabilità delle alberature, dall'altra amplifica l'effetto dei patogeni che viaggiano aiutati dal vento, e quello che prima facilitava il contagio di esemplari a pochi chilometri di distanza ora si verifica anche a decine di chilometri di distanza.
Non da meno, purtroppo, è l'indifferenza degli amministratori, a vari livelli del territorio, che ignari della problematica, non stanno intervenendo tempestivamente, soprattutto in fase preventiva, con monitoraggi e azioni su primi focolai, mettendo a rischio l'intera popolazione di olmi della Regione Marche, ma anche dell'Italia intera.
Credo che sia arrivato il momento di sensibilizzare anche la popolazione, sia sui rischi che si corre, sia sul pericolo di epidemia, perché magari una segnalazione in più, responsabilizza chi gestisce la materia ambientale.
Riccardo Frontini